mercoledì 19 aprile 2017

Recensione: I Moore di Charlotte Brontё

 I Moore di Charlotte Brontё 
(Five Yards Vol. 4 flower-ed 2017, 90pp)

I Moore è un romanzo incompiuto di Charlotte Brontё composto da due capitoli più un terzo lungo appena mezza pagina. Esso rappresenta un tentativo di riscrittura de Il Professore, il primo vero romanzo dell'autrice che all’epoca non ebbe fortuna. Charlotte Brontё fu sempre molto legata al suo primo romanzo, forse per gli spunti autobiografici in esso contenuti, e riteneva che meritasse maggior benevolenza da parte degli editori che però lo rifiutarono più volte. Decise così, tra il 1848 e il 1849, di affrontarne, seppur con le dovute varianti, una nuova stesura alla luce del successo di Jane Eyre. Ciò che oggi resta di questo tentativo sono appunto tre capitoli nervosi, composti prevalentemente da dialoghi abbastanza carichi e da rade descrizioni; un testo evidentemente mai riesaminato, frettoloso, dove Charlotte Brontё sostituisce la narrazione in prima persona de Il Professore con la presentazione di due personaggi che incarnano rispettivamente il fratello maggiore e la cognata del protagonista. In queste poche pagine conosciamo il dispotico e opprimente tormentatore John Henry Moore e sua moglie Sarah Julia Dobson e percepiamo chiaramente che il loro è un matrimonio d’interesse. La vicenda inizia a compiersi quando entra in scena William Calvert Moore, fratello minore di John Henry (William Crimsworth de Il professore). Quest'ultimo vive una situazione precaria riguardo al suo futuro e domanda al fratello benestante di assumerlo nella sua casa manifatturiera a Everintoyle ad Aspen Place. Arrivato sul posto, conosce la signorina Alice Wynne, una donna altera e sprezzante, ben lontana dal prototipo Jane Eyre e più vicina ad alcune eroine bronteane del cosiddetto ciclo di Angria. 


In poche pagine l’autrice tratteggia un quadro e dei personaggi abbastanza antipatici che personalmente non mi hanno coinvolto granché a differenza de Il Professore, romanzo forse non eccezionale ma scritto con quell'impeto e quella genuinità che Charlotte Brontё possedeva e che ne I Moore sono assenti in quanto esso è un testo difficile, forzato, quasi innaturale. 






"Certe piante crescono solo su vie calpestate, sarebbe una perdita di tempo cercarle in serra."


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