dopo diverso tempo finalmente torno a recensire un testo brontёano su questo blog. Il libro in questione, di cui sono felice di parlarvi in maniera un po’ più dettagliata è Il diario di Roe Head di Charlotte Brontё, tradotto e curato da Alessandranna D’Auria ed edito Flower-ed (2018).
“Pochi crederebbero che da fonti puramente immaginarie possa derivare la felicità.”
Il Roe Head Journal, composto tra il 1836 e il 1837, include una serie di scritti che Charlotte Brontё appuntò nella sua seconda volta alla scuola di Roe Head della signorina Wooler, quando vi ritornò, dopo la precedente esperienza da allieva, per necessità e non per vocazione, come insegnante. Non un vero e proprio diario nel senso stretto del termine, ma un taccuino di pensieri e di visioni, spesso interrotte dalla realtà assai più cruda e banale, che Charlotte scrisse nei ritagli di tempo per tamponare la forte nostalgia che provava lontana da casa e per evadere, anche solo per pochi minuti, attraverso quel traffico di parole e immaginazione che da sempre era la sua gioia.
“Il flusso del pensiero, controllato tutto il giorno, scorse libero e calmo lungo il suo canale. Le mie idee erano troppo frammentate per dare forma a qualche figura definita, come avrebbero fatto in certe circostanze a casa.”
Questi appunti letterari, tradotti per la prima volta integralmente in italiano, sono conservati al Brontё Personage Museum e sono scritti legati ad Angria, il ciclo di racconti che Charlotte scrisse durante l’adolescenza assieme al fratello Branwell. Si tratta d’immagini di fantasia, fotografie visionarie di personaggi e situazione di cui avrebbe voluto scrivere più ampiamente, se solo si fosse trovata nel luogo a lei più adatto, Haworth, casa sua e non in una seccante e chiassosa scuola per ragazze.
“La penna non può ritrarre la profonda attrattiva delle immagini, dei continui treni di eventi, di cui sono stata testimone in quella piccola stanza dai bassi, stretti e spogli letti, dai muri imbiancati a venti miglia di distanza.”
L’edizione italiana del Roe Head Journal è anticipata da un lungo e appassionato saggio della traduttrice e curatrice, Alessandranna D’Auria, che con acume e intensità racconta di una Charlotte giovanissima (per questo 1831 – 1838 nel titolo), della sua casa, dei suoi affetti, del suo carattere e del suo languore dinanzi alle impossibilità della vita e ai sogni troppo grandi che sentiva dentro di sé.
“Cosa vale la pena vivere? Il sogno irrealizzabile o la realtà sciatta che per un attimo fa parlare la ragione?”
“Si affidò al destino di vivere giorno per giorno, pensare al futuro era come guardare in un pozzo profondo, nero e vuoto.”
La D’Auria ci porta con mano negli anni della sua formazione e ci introduce, con uno stile delicato e schietto, in quel mondo isolato ma popolato dai fantasmi della fantasia in cui Charlotte crebbe fino a diventare l’autrice di Jane Eyre.
“Aveva costantemente sotto gli occhi un paesaggio contornato in lontananza da un profilo di colline aspre e brulle, che in ogni stagione, a un occhio che vedeva con l’immaginazione, apparivano mosse dal vento, tempestose. Era naturale. Istinto. Le tempeste ci sono anche quando non ci sono. Sono verità e immaginazione. Non è la giornata di sole che ispira le grandi menti. È il vento minaccioso che batte sulle finestre, è la tempesta che fomenta lo spirito e la visione.”
Un testo dettagliato e scorrevolissimo che, per chi conosce bene Charlotte Brontё, perché magari oltre alle opere ha letto una o più biografie, è un ripasso di quella prima parte della sua vita e allo stesso tempo è un utile approccio e una solida base per il lettore che ancora non conosce i dettagli di quella vita dedita al dovere e sempre nostalgica che Charlotte visse prima dei grandi dolori e prima dell'affermazione letteraria che la portò a diventare una delle penne femminili più importanti al mondo.
A impreziosire il tutto, ritroviamo alcune sue lettere indirizzate a Ellen Nussey, l’amica di sempre che Charlotte conobbe proprio a Roe Head, quando erano entrambe studentesse. Inoltre queste pagine ci permettono di conoscere i ricordi preziosissimi della stessa Ellen e di Mary Taylor, l’altra compagna con la quale Charlotte rimase in contatto. Testimonianze che arrivarono dopo la morte della scrittrice inglese, avvenuta nel 1855, quando chi la conobbe finì, come diremmo oggi, sotto i riflettori.
Il diario di Roe Head è un documento letterario imperdibile per tutte le appassionate anche grazie al quadro informativo che con sapienza espone la sua stessa traduttrice.
“Che privilegio è il pensare! Che privilegio è il sognare. Sono grata di aver il potere di consolarmi sognando mondi la cui realtà non contemplerò mai. Che non possa mai perderlo!
Che non possa mai indebolirsi! Se accadesse, quale poco piacere la vita mi offrirebbe.”
Che non possa mai indebolirsi! Se accadesse, quale poco piacere la vita mi offrirebbe.”
Charlotte Brontё
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