giovedì 1 settembre 2022

Recensione: Centinaia di Inverni - La vita e le morti di Emily Brontë di Sara Mazzini

Buongiorno brontëani e ben ritrovati!
Settembre è finalmente arrivato ed io ho atteso tale momento per parlarvi di una delle letture più belle che mi hanno aiutato a sopportare questa lunga e torrida estate, Centinaia di inverni – La vita e le morti di Emily Brontë di Sara Mazzini, pubblicato da Jo March Edizioni, 2018. 


«Cos’hai, Emily?» chiedeva Charlotte.

«Mi bruciano i sogni» rispondevo.


Pubblicata nell’anno del bicentenario della nascita di Emily Brontë, Centinaia di inverni è una biografia romanzata in cui Sara Mazzini lascia che sia proprio l’autrice di Cime Tempestose a farsi voce narrante del proprio vissuto. Quattro anni fa, quando vidi per la prima volta tale opera – a fronte di un titolo poetico e incantevole, e di una copertina davvero superlativa che incontrava il mio gusto – l’aggettivo romanzata, però, mi fece desistere dall’acquisto immediato. In tempi più recenti, tuttavia, ho riconsiderato l’opportunità di fargli spazio in libreria, forse mossa da una curiosità mai del tutto sopita e ho quindi deciso che fosse arrivato il suo momento. Mai ripensamento è stato più felice perché il volume si presenta ricco di fascino anche semplicemente sfogliandolo e una volta addentratami tra le sue pagine, ciò che ho apprezzato maggiormente è stata proprio la scelta narrativa dell’autrice, lasciare che fosse la sua Emily a raccontarsi e di romanzato, fortunatamente c'è soltanto questo. Così è iniziato il mio viaggio attraverso Centinaia di inverni, ed è stato sorprendente scoprire aneddoti che ignoravo circa le origini di Cime Tempestose e del suo principale protagonista, Heathcliff. 




"Nessuno di loro vedeva il mondo come lo vedevo io, né conosceva la magia di quel momento in cui, finalmente sottratta a qualsiasi percezione materiale, mi immergevo nella notte in attesa del mio Messaggero di Speranza."

Avvalendosi di una prosa romantica e uno stile elegante, Mazzini delinea in maniera decisa il ritratto della scrittrice inglese cogliendo tutto il suo rigore e la sua forza interiore, il suo essere consapevolmente diversa e la sua naturale vocazione. Una Emily ruvida, sfuggente e appassionata, quale ella realmente fu, emerge con grande forza emotiva da queste pagine. 

“Non c’era nulla da fare: l’amore nel mondo reale era del tutto inadeguato al mio ideale.”



Attraverso gli anni che la vedono bambina, adolescente e poi giovane donna, Sara Mazzini ne colora le sfumature nel rapporto con le sorelle (ho adorato i battibecchi con Charlotte), con il fratello e con la natura tutta. Dipinge i suoi luoghi, incornicia la sua appartenenza all’amata brughiera da vera estimatrice della Brontë.

"La brughiera mi aveva insegnato tutte le fondamentali verità della vita. Grazie a lei sapevo che la via più breve non sempre è la migliore, e che il modo più sicuro per cadere è avere timore di dove andrà a posarsi il proprio piede."

La sua vita e le sue morti, come recita il sottotitolo, sono qui narrate con accuratezza e armonia, perché Emily ebbe una sola breve vita, ma non una sola morte: morì nelle sofferenze che le toccarono in sorte da bambina, morì di nostalgia lontana da casa, quando in rare occasioni fu costretta ad allontanarsi da essa, morì assieme a Branwell (davvero commoventi le pagine dedicate alla morte del fratello) pochi mesi prima di morire realmente lei stessa; morì tutte le volte che la vita le impedì di rifugiarsi nel regno incantato dell’immaginazione che sola le dava senso. Sopravvisse nella scrittura e nei suoi versi. 

"Per me era di capitale importanza mantenermi ancorata alla mia fantasia, in quanto unica forma di difesa dall'insensatezza che governava il cosmo."



Una Emily che fu il punto di riferimento per l’intera famiglia, la donna di casa, alta e dinoccolata, amante degli animali, la più dura e la meno ambiziosa tra le sorelle. Una Emily che amava la sua vita ritirata, eternamente innamorata delle parole, dei libri, innamorata del poeta Shelley.

“Nessun linguaggio mortale riusciva a deliziarmi quanto le note incantate lasciate sulla carta da un virtuoso defunto.”

Una biografia che cattura l’essenza di Emily Brontë attraverso un’ampia documentazione e molti riferimenti all’intera produzione brontëana. 
Un lavoro eccezionale, specie se si tiene presente che in italiano anche le biografie classiche su Emily Brontë non sono molte e spesso sono introvabili. 
Centinaia di Inverni è un'opera unica nel suo genere, che mi ha incantata per i toni, per l’abilità di scrittura e per quell’atmosfera da sogno perduto e per questo eterno. 

“Per tutta la vita mi era stato richiesto di muovermi nella menzogna, la morte l’avrei affrontata alle mie condizioni. Senza rispondere a preghiere prive di significato e senza bisogno di invocare alcun perdono.”








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