“L’anima può portarvi lontano, ma il corpo si sciuperà, alla fine.”
Il trovatello (The foundling), scritto da Charlotte Brontë a diciassette anni, è ambientato nell’immaginaria Verdopolis, in Africa, ed è la storia di Edward Sydney, abbandonato da bambino nella terra di Albione, cresciuto da un proprietario terriero locale e deciso a scoprire le proprie origini. Tale ricerca lo condurrà proprio sulle coste africane, dove ad attenderlo non ci sarà solo un’intricata matassa da sbrogliare circa l’oscuro passato ma anche l’amore.
“Le pene della morte saranno brevi anche se forse dure, e per quanto riguarda l’aldilà, l’illusione del paradiso e lo spauracchio dell’inferno non fanno parte del mio credo. Un appropriato, ininterrotto ed eterno sonno è il peggio che devo aspettarmi.”
Il sortilegio (The spell), che ho preferito, narra la vicenda singolare e più accattivante dell’eroe preferito da Charlotte Brontë, Zamorna, il re di Angria. Tra intrighi politici e amorosi, gelosie, palazzi sfavillanti e donne bellissime, ritroviamo Zamorna ora sofferente e in punto di morte, ora pieno di gloria e in salute, dando vita a un’aura di mistero che a ogni capitolo confonde sempre più gli altri personaggi e porta il lettore a domandarsi se, come secondo una certa tradizione letteraria, non sia anch’egli un sovrano con un gemello segreto che ogni dubbio può sciogliere.
Entrambi sono due Juvenilia tra i più riusciti ed elaborati - forse un po’ eccessivi in alcune descrizioni lunghe e particolareggiate – frutto di una penna ancora acerba ma che già sapeva correre e dipanarsi tra le emozioni, sbrogliare trame e lasciare stupiti.
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